Un fedifrago dandy

Non amo definirmi un traditore, piuttosto un generoso donatore di parole e passione. In realtà parole e passione per me sono termini collegati, perché senza le prime sarebbe impossibile concepire la seconda. Ho studiato lettere antiche, e sono un cultore della parola, ma non in quanto accademico, il mio approccio è da vero adulatore; perché sono fermamente convinto che con le parole si possa esprimere ogni concetto, sentimento e passione, quando si sanno utilizzare nel giusto modo.

I miei incontri extra coniugali hanno inizio grazie alle parole: amo intraprendere conversazioni epistolari con sconosciute, molte delle quali sono diventate mie amanti, alle quali concedo il privilegio di godere della mia cultura e di quella presa in prestito da vecchi amici come Verlaine, Rimbaud e Baudelaire. Non c’è nulla di meglio che trascorrere l’attesa di un incontro carnale sollazzandosi con delle letture erotiche che provengono da colei la cui femminilità mi verrà gentilmente e, mi permetto, piacevolmente concessa.

Un moderno dandy deve pur sopravvivere al giorno d’oggi, e lo fa grazie alla riscoperta di antichi valori quali la scrittura ed il sesso, quest’ultimo antichissimo. Ormai sono molti anni che questo mio operare mi rende meno sgradevole un’esistenza in cui troppi pochi uomini indossano il papillon e troppe poche donne la guepiere; non parlo di travestimenti ma di puro e semplice modo di essere, io, se non fosse chiaro, sono un uomo d’altri tempi.

La ricerca del piacere mi guida, un piacere che arriva lentamente, che va goduto nel tempo della sua attesa, che inizia con pochi versi e si conclude in poesie fatte di corpi danzanti e avviluppati che si cercano nel tepore di una stanza decadente, dalle pareti invecchiate. Il luogo in cui consumo questi incontri non è mai casuale, ho un monolocale che ho sapientemente arredato in stile fine ‘800; uno scenario ideale per dare sfogo al mio bisogno di parole, piacere e passione!